Il progetto europeo The Wine Lab - Generating Innovation between Practice and Research crea le basi per il dialogo tra ricerca, impresa e comunità locali e regionali, coinvolgendo università che lavorano in agricoltura, enologia e altri temi rilevanti, e piccoli produttori di vino, in particolare quelli che operano in aree svantaggiate, per stimolare lo scambio di conoscenza, condividere obiettivi e soluzioni e generare ed accelerare insieme l’innovazione nel settore vinicolo. Il progetto promuove l’aggregazione e la creazione di reti, offre opportunità di formazione, implementa azioni basate sulla ricerca esperienziale e l’apprendimento e capitalizza la conoscenza del territorio, per favorire lo sviluppo di nuovi metodi ed approcci per la pianificazione territoriale. Questo modello di intervento potrà essere poi applicato ad altri settori come ad esempio l’agroalimentare o il turismo rurale.
Il contesto
L’Europa è uno dei principali produttori di vino, con una produzione di circa 175 milioni di ettolitri ogni anno: il 45% delle aree di produzione vinicola si trovano in Europa, dove si produce il 65% del vino mondiale, per il 57% del consumo globale di vino e il 75% di esportazione in termini globali [dati DG Agricoltura]. Il settore vinicolo permea diversi livelli della vita europea, contribuendo in modo significativo allo sviluppo socio-economico, ambientale e sociale: i vigneti definiscono i nostri paesaggi e il settore vinicolo dà lavoro a milioni di persone, aiutando a sostenere il tessuto delle società rurali e a mantenere un “modo di vivere”, così importante e fondamentale per il concetto stesso di identità europea(Comité Européen des entreprises de Vin/ CEEV).
Tuttavia, il settore è composto da una stragrande maggioranza di piccoli produttori, molto atomizzati ed isolati tra loro in confronto ad altre filiere dell’agroalimentare (dati della DG Agricoltura) e quindi si presenta come settore molto frammentato, in particolare in Europa (Anderson, 2001; Visser, 2004).
La sfida
Le piccole e micro imprese produttrici di vino condividono le stesse necessità di altre aziende della stessa dimensione in altri settori (vendite, marketing, contabilità, ordini, packaging, spedizioni ecc.) ma in più hanno vincoli di diversa natura, quali ad esempio:
• Il territorio, dato che i vigneti, particolarmente di piccole dimensioni, sono spesso non contigui e talvolta in terrazzamenti;
• L’intensità del lavoro, con produzioni tra gli 800 e il 1600 ettolitri ad ettaro;
• La varietà dei tipi di uva (alta presenza di vini autoctoni) in piccole quantità, quindi diversi prodotti di nicchia ad alta biodiversità;
• Aree di produzione, dato che spesso i vigneti si trovano in aree di interesse ambientali o in aree in cui la produzione vitivinicola non è la fonte principale di reddito;
• Isolamento, quindi scarso accesso ad opportunità di formazione e aggiornamento, a fronte di una necessità di diverse competenze, complementari a quelle utili alla produzione di per sé, e scarsa capacità di fare rete.
Ricerche nel settore hanno dimostrato che la capacità di cogliere le opportunità del mercato, un tratto tipico degli imprenditori, varia a seconda dello stile di management delle cantine e alla loro posizione geografica (Gilinsky et al., 2008). È anche riconosciuto che le piccole imprese si esprimono meglio se aggregate in cluster o reti (Visser 2004; Porter, 1998; Giuliani & Bell, 2004). Tuttavia, dal momento che le cantine più piccole sono soprattutto attive in reti informali, le aziende che operano in aree geograficamente svantaggiate hanno difficoltà a stabilire relazioni di questo tipo (cluster e reti), che sarebbero invece cruciali per la loro sopravvivenza.
Il projetto
Il progetto intende sviluppare:
• hub (cluster), come gruppi di interesse e comunità di apprendimento che coinvolgano produttori di vino, ricercatori, studenti universitari e stakeholder pubblici e private del settore vinicolo;
• opportunità per studenti universitari di sviluppare uno spirito imprenditoriale e intraprenditoriale, attraverso stage e tirocini;
• meccanismi per uno scambio strutturato di conoscenza tra ricerca e impresa;
• metodi e strumenti innovativi per sfruttare la conoscenza a livello regionale, e collegare i livelli regionali con quelli nazionali ed europei;
• nuove forme di cooperazione tra università e impresa, per aumentare l’accesso ad opportunità di apprendimento lungo l’arco della vita;
• strumenti in grado di rispondere a bisogni formativi in modo veloce ed appropriato;
• meccanismi di review per favorire l’integrazione nei curricula universitari della conoscenza espressa dagli hub;
• dibattiti, attraverso il dialogo tra hub regionali e decisori politici.
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